2.000 euro per la morte dell’operaio del palco della Pausini. La madre contro tutti.

L’Inail sborsa una somma esigua per la morte di Matteo Armellini, l’operaio morto per il crollo del palco sul quale Laura Pausini avrebbe cantato.

Quanto potrebbe sborsare l’Inail per la morte del giovane operaio Matteo Armellini, morto schiacciato durante il crollo della costruzione del palco, a Reggio Calabria, per la cantante Laura Pausini? Una somma irrilevante, circa 2.000 euro, se paragonata all’accadimento.

La madre del ragazzo s’indigna: “Vorrei una spiegazione, non tanto per i 1936.80 euro, ma perchè mio figlio è morto sotto un palco e nell’oggetto del pagamento c’è scritto ‘risarcimento per infortunio e malattia professionale. È un problema di rispetto, di dignità, Matteo non aveva ancora cominciato a lavorare, gli è caduta in testa tutta la struttura. Non voglio, non ci sto che la morte di mio figlio venga liquidata così. Faccio affidamento alla giustizia ma sappiamo che un processo così può andare avanti moltissimi anni. Io, da quel 5 marzo, non ho saputo più niente. Bisogna rivedere il modo in cui viene gestito il lavoro dei ragazzi che collaborano all’allestimento dei palchi non hanno alcuna copertura assicurativa. Ai miei tempi, un sindacato non avrebbe mai permesso una cosa del genere. Vorrei che il nome di mio figlio venga ricordato e che finisca questo che io chiamo mercato del lavoro, chiedo ai sindacati e alle forze sociali di intervenire. Sono ragazzi che cercano di guadagnare dei soldi anche per aiutare le famiglie, ma devono essere tutelati. E pensare che proprio i cantanti raccontano la vita della gente comune e invece alla fine non sanno neanche tutto ciò che ruota dietro lo showbiz live. Per ad adesso l’unica cosa certa è che la vita di mio figlio non vale neanche duemila euro””

Messo alle strette, anche se non più di tanto, vista la risposta del direttore dell’Inail, Giuseppe Lucibello: “Non è un risarcimento, ma un anticipo dell’assegno funerario. La retribuzione molto bassa del ragazzo non consente di immaginare risarcimenti consistenti”.

Ah, pure? Sono basito! Matteo lavorava sedici ore al giorno nella categoria freelance per l’allestimento dei palchi, i turni di lavoro massacranti che faceva, per aiutare la famiglia, non possono venir ripagati in questo modo, con solo duemila euro di risarcimento, senza contare che non venivano neppure tutelati. La legge italiana fa schifo, lo dico e lo ripeto, fa schifo!!!

Foto|Google

Marzio Maladenti

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