Antonio Mancinelli, caporedattore di Marieclaire, ci parla di stile e omosessualità all’italiana

Mi sembra ridicolo tessere le lodi di un Bronzo di Riace della scrittura e del cogitare, soprattutto se a farlo dovessi essere io, che tutt’al più potrei rappresentare la versione inabissata del Satiro danzante.

Pertanto, posso solo dire di lui: vagonate di umiltà nonostante potesse giocare alla piccola diva “ce l’ho solo io”, quintali di pazienza e di spregiudicatezza, ma soprattutto barili di sincerità. Questo ed altro ancora è il bell’ Antonio Mancinelli

Parliamo di una cosa che “adori”, ma anche no! Sanremo!
Credo che Sanremo in un modo o nell’altro per me che tratto di società, moda, costume e in generale di attualità sia un momento irrinunciabile, poi non mi piace, però lo guardo come faccio col Grande Fratello. Sono cose che nonostante non mi piacciano li guardo poiché mi riconosco nei valori in quanto specchio della società e comunque Sanremo è lo specchio di una realtà. L’Italia è anche quella, non facciamo gli snob. L’Italia che ha seguito in milioni il Grande Fratello a discapito della diretta della morte di Eluana è un dato importante.

E il rapporto Sanremo-omosessualità che ha campeggiato quest’anno?
Innanzitutto è stato il Sanremo più omosessuale che ci fosse mai stato. Mai visto un Sanremo così ossessionato dall’omosessualità. Personalmente mi sono sentito molto più offeso da alcune gag fra Bonolis e Laurenti appena arrivava il bonazzo di turno con la storia della donna con la barba e del bacio gay, che dalla canzone di Povia che è una brutta canzone e basta. Bonolis e Laurenti si sono fatti portavoce della più buzzurra cultura mascherata da simpatia. Una cosa volgare e fuori dal mondo e dal tempo.

Antonio Mancinelli, caporedattore di Marieclaire, ci parla di stile, stilisti e omosessualità all’italiana

Appunto da questo sembra di essere in un contesto sociale in cui l’omosessuale fa notizia ma non si riesce a capire se ne è diventato vittima o carnefice. Tu che ne pensi?
Se hai il pezzo di “costume” accanto c’è il  colonnino col parere del gay, il che, se ci pensi è una forma comunque di razzismo. Beh!,  sicuramente è colpa del sistema che fa finta di aver omologato i gay in una società felice ed uniforme. D’altro canto credo che ci sia una certa tipologia di gay che da un lato non si fa mai “comunità” e dall’altro tende invece a far passare di sè un’immagine un po’ stereotipata.

Quando ci si afferma nella propria professione, spesso può capitare da essere attaccati da delle sanguisughe coi piedi, chiamati più comunemente come arrampicatori sociali, speranzosi di poter vivere qualche minuto di luce riflessa. Di fronte a ciò come si distingue il falso dall’originale? Riesci ancora a fidarti degli esseri umani?
Assolutamente si. Non sono abbastanza famoso da poter dire che ci sono stati episodi in cui delle persone hanno cercato di avvicinarsi a me. Sono interessato a tutto il genere umano. Io credo che bisogna saper essere intelligenti ed abbastanza furbi ma allo stesso tempo anche molto generosi. Avendo più di quarant’anni io credo che come sono stato aiutato agli inizi dai colleghi e dalle colleghe è anche giusto condividere quello che so. Poi l’intelligenza è nel discriminare chi vuole la sfilata o vuol fare il fotomodello sul giornale da chi invece vuole imparare. Non vorrei essere presuntuoso ma in questo sono abbastanza bravo. Ho avuto un’esperienza simile, se vogliamo fare un esempio, quando sono stato giurato al più bello d’Italia e quella è stata una grande scuola di vita paradossalmente per me.

(risata malefica e sessual-allusiva) Evito di esprimere commenti a riguardo
No, guarda, non è successo assolutamente nulla. Te lo posso giurare. Ma poteva succedere!

A proposito di questo, credi poco alla meritocrazia italiana, infatti hai spesso portato come esempio la vicenda di una donna di cui non farò il nome, Mara Carfagna, che per motivi puramente estetici, secondo il tuo modestissimo parere, è riuscita ad ottenere una poltrona di ministro. Lasciando perdere il caso specifico, un giovane che si ritrova davanti ad una situazione simile che stimolo può avere nei confronti della vita e del futuro?
Innanzitutto non abbattersi, essere assolutamente anche molto sfacciati, essere coscienti da un lato del proprio valore ma contemporaneamente essere anche umili e sapere di dover imparare. Io ne sono un esempio, vengo da una famiglia che non c’entrava niente col mio lavoro, mio padre fa il medico, mia madre faceva l’insegnante, ho iniziato da sconosciuto. Quindi ci vuole umiltà ed un pizzico di sfacciataggine. Non credo alla meritocrazia italiana ma credo a quella individuale di cui io ne sono un esempio. Insistere senza prevaricare e non arrendersi. Misurarsi sempre con il proprio sogno. C’è anche una buona dose di fortuna in tutto questo e ci vuole anche una dose di sana incoscienza.

Tornando a Sanremo, riguardo ai look, ammesso che ce ne sia stato almeno uno che sfiorava la decenza, qual è stato per te l’interprete visivamente più osceno?
La scelta dei vestiti, pessima! Non ho visto nessuno vestito bene ma  questo è un classico di Sanremo. Non si capisce perchè se un uomo non si veste di nero deve sembrare un carro di carnevale di Viareggio. Ho trovato ben vestita Patty Pravo, malgrado la famosa tetta, che però, non è il fatto che si veda la tetta, ma che si veda la tetta di una sessantenne che sembra quella di una ventenne. Ho trovato ben vestita nel suo genere Iskra, la corista di Lucio Dalla, una cantante con personalità. Sanremo alla fine diventa la vetrina di un certo Made in Italy, per cui poi non so quanto faccia presa sulla gente. Nessuno aveva personalità nel vestire.

Antonio Mancinelli, caporedattore di Marieclaire, ci parla di stile, stilisti e omosessualità all’italiana

Ma credi che in tutto ciò la mancanza di personalità sia riscontrabile negli stilisti o nei cantanti che non sono in grado di fare una scelta coraggiosa?
Sono i loro stylist che li vestono. Sarebbe carino un tentativo da parte dei cantanti, visto che ci tengo ad essere chiamati artisti, di gestire la loro stessa apparenza. Se continuiamo a vestirli come dei manichini è ovvio che la personalità non esce

Quindi lo stilista con meno stile?
Italiano o internazionale?

Ma direi italiano, giusto per farci odiare in casa nostra
Credo che tutti gli stilisti italiani, tutti i grandi trend, abbiano perso “stile” nel senso di personalità, di proposte nuove, tutta la moda italiana tranne pochissime eccezioni, tra cui Dolce&Gabbana nel loro genere. Quello che è in crisi è proprio la creatività italiana.

Bene, direi che basta così, sei riuscito a farti parecchi nemici giusto con quattro parole
Bene, così dopo questo mi licenziano….
Grazie Antonio e buon lavoro
Antonio P.

Red

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