Gay Pride, Gruppo Everyone:”Governo italiano cone regime omofobico che non rispetta i diritti umani”

“Ciò che sta accadendo, in un’Italia che è già in preda a un delirio razzista, è un atto di grave omofobia istituzionale ed è il principio di una forma di negazionismo della Memoria GLBT che risulta intollerabile”.

Commentano così i leader del Gruppo EveryOne Roberto Malini, Matteo Pegoraro e Dario Picciau la notizia di ieri sera secondo cui la Questura di Roma, che l’11 aprile aveva concesso agli organizzatori del Roma Pride del 7 giugno la possibilità di concludere la manifestazione in Piazza San Giovanni, ha revocato l’autorizzazione per la conclusione della marcia nella stessa sede in cui l’anno scorso, durante la fine del Pride nazionale, si era riunito quasi un milione di persone.

La motivazione, un concomitante convegno e concerto corale all’interno dei Palazzi Lateranensi. “Chiediamo al Ministro dell’Interno di revocare quest’ultima decisione immediatamente e di garantire il regolare svolgimento del Pride romano così come stabilito l’11 aprile scorso. Se così non avvenisse, porteremo il caso all’attenzione delle massime Istituzioni Europee. Negare il patrocinio e affermare che questo governo è espressione di un popolo italiano che non riconosce i diritti GLBT, come ha fatto il Ministro ex velina Mara Carfagna, corrisponde infine a definire il governo come un regime omofobico che non rispetta i diritti umani e questo non è consentito, per fortuna, dalle norme Ue, dalle Carte per i Diritti dell’Uomo, dalla stessa Costituzione.”

“Il Governo Italiano, e così il Ministro Carfagna, non hanno una preparazione riguardo al significato delle manifestazioni per i Diritti Umani,” continuano Malini, Pegoraro e Picciau “che non è semplicemente quello di combattere la discriminazione, ma di celebrare la presenza e il contributo di una minoranza, già oggetto di persecuzioni, all’interno della società. Secondo la Carfagna, quindi, quando il Governo riterrà che gli ebrei non sono più discriminati, negherà il patrocinio al Giorno della Memoria o alle Marce dei Vivi? Il Gay Pride e il Corteo LGBT (Gay Parade)” proseguono gli attivisti “sono manifestazioni riconosciute in tutti i Paesi democratici e celebrano l’orgoglio della comunità omosessuale riguardo alla sua stessa esistenza, alle sue istanze di emancipazione alle sue tradizioni, alla sua cultura”.

“Credo – aveva affermato la Carfagna ai microfoni di Sky Tg24 qualche giorno fa – che il Gay Pride sia una manifestazione che dà una visione caricaturale di un mondo che invece va affrontato con grande serietà e che va rispettato”.

Riguardo a questo, i rappresentanti di EveryOne spiegano che “le simbologie ‘trasgressive’, che suscitano l’ilarità o la disapprovazione degli intolleranti, costituiscono la memoria storica della persecuzione che a Berlino colpì la comunità e lo stile di vita gay, la cui estetica era improntata a una ricerca di libertà, creatività e disinibizione, in reazione a secoli di repressione ed emarginazione.

Il travestitismo, il rigoglioso, il lato ‘cabarettistico’ del Gay Pride hanno precisi riferimenti culturali, sociali e politici su cui si basarono le istanze contro l’omofobia di Magnus Hirschfeld, nonché l’opera eroica dei primi movimenti per i diritti GLBT. Il modello proposto dai nuovi movimenti per i diritti omosessuali si poneva quale unica forma possibile di contrasto alla repressione promossa dall’Articolo 175 del Codice penale tedesco, che considerava l’omosessualità un crimine e fu il fondamento ideologico per la persecuzione attuata dai carnefici di Hitler. Sicuramente” concludono “né il Ministro né la totalità del Governo Berlusconi conosce questi e altri aspetti del Gay Pride, la cui presenza nella società assicura un principio di rispetto delle tradizioni della diversità.

Il Giorno dell’Orgoglio Gay è un invito internazionale ad accettare i diritti delle persone GLBT e a dire ‘mai più alle persecuzioni”.

Comunicato stampa Gruppo EveryOne
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Red

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