Sigarette elettroniche, Beatrice: “Un utilizzo non duale normalizza il CO espirato”

La sigaretta elettronica gode ormai di ampia diffusione, tanto in Italia quanto nel resto del mondo. Nel nostro paese, e più in generale nell’Unione Europea, la circolazione dei dispositivi da “svapo” è regolamentata in maniera piuttosto rigida, dal momento che l’Italia ha recepito, già nel 2016, la direttiva europea del 2014. In quello che è un quadro normativo piuttosto chiaro, l’Agenzia delle Dogane e dei Monopoli di Stato detiene i diritti sulla commercializzazione dei liquidi per la vaporizzazione mentre i device elettronici possono essere venduti liberamente (ma non ai minorenni).

In commercio è possibile reperirne una gran varietà; i dispositivi da svapo sono diversi tra loro, si differenziano per forma e dimensioni, oltre che per la modalità di funzionamento: le Minifit Max, ad esempio, sono dei Pod Mod molto pratici – non più grandi di 10 cm – che hanno una forma simile a quella di una pennetta USB; questi ed altri device per il vaping possono essere acquistati presso i negozi fisici specializzati in articoli di questo genere oppure tramite i rivenditori online come Vaporoso in posseso dell’autorizzazione rilasciata dai Monopoli di Stato.

L’utilizzo della sigaretta elettronica contro il tabagismo

Molti esperti del settore medico-scientifico hanno individuato nella sigaretta elettronica uno strumento in grado di dissuadere i fumatori incalliti dal continuare a consumare tabacco da combustione. Tra questi vi è il direttore del Centro Antifumo dell’ospedale Don Bosco di Torino, Fabio Beatrice che è tornato a parlare di sigaretta elettronica, attraverso il proprio profilo Facebook ufficiale.

“In tema di fumo elettronico” – scrive Beatrice in un post del 3 marzo – “è incontrovertibile che un uso non duale di e-cig normalizzi del tutto il CO espirato. Il CO espirato è il marker universale della combustione tabagica. È questo in gran parte il mediatore del danno vascolare, respiratorio ed oncologico. Il ruolo della nicotina è modesto, dipendenza a parte che è un altro capitolo. Comincio a pensare che sia inappropriato non consigliarla o non essere in grado di consigliarla se il fumatore non riesce a smettere ed ha comorbilità. Non un qualsiasi tipo di e-cig ma una buona parte della produzione che si avvicina il più possibile alla logica del fumatore”.

“Ancora questa mattina un cardiopatico diabetico” – racconta ancora Beatrice – “che si era fermato a 10 sigarette nel percorso di cessazione, con un tipo di e-cig molto efficace, ha switchato integralmente e senza problema da 10 giorni. Il CO era 2,48, questa mattina era 0,24. Lo rivedrò tra un mese. Ne ho tanti così. La questione va affrontata”. Ancora una volta Beatrice è tra le voci che si schierano a favore della sigaretta elettronica come strumento di supporto ad un processo di cessazione, un approccio che, ad esempio, è già molto diffuso in alcuni paesi, su tutti la Gran Bretagna.

Lo stesso Beatrice, nell’ultima parte del post sopra citato, spiega: “Si chiama riduzione del rischio, non è un approccio che ha la presunzione di essere risolutivo sulla spinosa ed irrisolta questione del tabagismo, ma negare questa “ terza via” non è più possibile. Si deve affrontare la questione . Va precisato un setting, una tipologia di device, una modalità di counseling. Un buon tabaccologo deve saper utilizzare questa possibilità”.

In un altro post su Facebook, datato 5 marzo, Beatrice (commentando una pubblicazione americana risalente al 2019 da parte di due eminenti cardiologi) ha ribadito che “uno strumento potenzialmente assai utile per i fumatori incalliti, come la sigaretta elettronica, va maneggiato con cura da tutti per comprenderne fino in fondo vantaggi e limiti. Speriamo che vicende come questa non si ripetano. Noi la sigaretta elettronica la proponiamo come seconda linea a chi non ce la fa a smettere”.

Maximo

Maximo è lo storico autore di Tuttouomini.it Si occupa principalmente di news di gossip e celebrity

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