Intervista a Francesco Carrozzini, fotografo, regista e figlio di Franca Sozzani

Classe 1982, Francesco Carrozzini vive a New York dove attualmente lavora. Debutta come regista con il cortometraggio Twisted Tango nel 2004, a cui segue 10 Watts nel 2005.


Ha firmato numerosi video musicali, pubblicità ed è anche un rinomato fotografo. Le sue foto, scattate nel corso di numerosi viaggi intorno al mondo, sono pubblicate su Liberation, 10 Magazine, L’Uomo Vogue e Casa Vogue.
Ecco cosa ci ha raccontato.

Su internet fotografi in erba si sprecano in “complimenti” decisamente d’impatto nei tuoi confronti, additandoti, almeno i più gentili, come  “il raccomandato di turno”. Anche se tutti finiscono per auto-screditarsi ammettendo, a denti strettissimi, che sei professionalmente valido, è possibile lavorare con la consapevolezza di essere continuamente pregiudicati e congetturati da parte di chi conosce a malapena il tuo nome?
Il segreto e’ non ascoltare nessuno; io non ho mai ascoltato le critiche, ne‘ positive ne’ negative; ascolto solo chi mi e’ vicino, il mio team, i miei amici e soprattutto me stesso; so riconoscere molto bene quando faccio qualcosa di buono oppure no.

Avere come madre la direttrice di “Vogue” e “L’uomo Vogue”, Franca Sozzani, il Dalai Lama dell’intero scibile modaiolo, credi ti abbia portato in ambito lavorativo più pressioni o privilegi ?
Moltissime pressioni, non c’e’ dubbio, ma grandi, enormi privilegi; le pressioni finiscono pero’ poi per diventare i privilegi, nel senso che il desiderio di migliorare continuamente deriva proprio dal fatto di aver cominciato, dove gli altri (che hanno successo) arrivano.

Tua madre non si è mai risparmiata nella sua professione, ha infatti dichiarato di lavorare per dodici ore giornaliere. Quando eri più piccolo non hai mai sentito il peso della sua assenza? Com’è stato crescere circondato dal glamour della moda? È vero che un giorno venne a prenderti a scuola Naomi Campbell?
La mia infanzia è trascorsa molto serenamente tra la Versilia con cari amici di mia mamma e Milano, ma non sono mai stato coinvolto troppo nel suo lavoro, anche se si’ e’ vero, una volta Naomi venne a prendermi a scuola.

Intervista a Francesco Carrozzini, fotografo e figlio di Franca Sozzani

Da cosa nasce la voglia di fotografare la gente comune in giro per il mondo? Vedersi passare sotto mano le vite straordinarie delle celebrità, alla fine, porta nausea da showbusiness?
Per me la fotografia, e nello specifico il ritratto di cui mi occupo, non e’ altro che un incontro, la possibilita’ di vedere, parlare, viaggiare e come in ogni cosa si possa fare, si incontrano persone fantastiche e altre meno “piacevoli”…

Vivi e lavori a New York. Emigrare dall’Italia è l’unica soluzione per potersi imporre artisticamente?
Come si puo’ immaginare io in Italia avrei rischiato di diventare un rampollo da tabloid, cosa che qui non sarebbe mai accaduto, quindi innanzi tutto me ne sono andato per sfuggire ad un ambiente in cui ero gia’ troppo coinvolto; poi sicuramente le arti qui hanno piu’ spazio e i giovani se ne nutrono molto piu’ che da noi.

In tutte le creazioni sembra che tu voglia raggiungere il più estremo essenzialismo, come se volessi sbarazzarti di tutto l’armamentario barocco che incornicia la persona. È un modo per denudare l’ individualità?
Con il ritratto cerco di penetrare la persona e in un qualche modo mostrarne un lato imprevisto, cio’ che succede poi non lo controllo, e’ una reazione alchemica difficile da descrivere.

Molte foto rappresentano situazioni in atto. L’azione è più piacevole della meta?
Sicuramente!

Di cosa ti occuperai in futuro? Viaggerai in equilibrio tra il ruolo di fotografo e regista oppure ti dedicherai a un solo settore?
Mi piacerebbe fare il regista di cinema, raccontare storie, senza mai abbandonare la fotografia perche’ l’immediatezza di cui e’ fatta finirebbe per mancarmi.

Antonio P.

Sito web di Carrozzini: www.francescocarrozzini.com

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