D’Alema: “I diritti dei gay possono aspettare, prima c’è la crisi”

Una volta ho sentito dire un’affermazione del genere dal comico Pucci, durante una puntata dell'”Isola dei Famosi”, durante la quale di fronte a delle esternazioni di Vladimir Luxuria riguardo la parità dei diritti fra etero e omo, sbottò che i gay avevano stufato e che c’erano problemi più gravi da superare.

Dato che non condivido l’idea di cittadini di serie A e cittadini di serie B, perchè tutti paghiamo le tasse e il mio modo di pensare e le mie lamentele verso uno Stato che se ne strafrega dei miei diritti sono pari a quelle di un Pucci che può lamentarsi perchè le bollette sono care o perchè nel futuro non sarà in grado di avere una pensione, la cosa mi irritò fortemente. Ma Pucci è un comico e può essere, anzi sicuramente, è ignorante in materia politica e, nello specifico, di diritti umani. Inoltre, penso che il problema dei diritti gay in Italia non sia secondario, ma primario. E’ indecente vedere certi partiti politici che non fanno altro che approvare leggi ad personam per salvare il loro leader, quando invece potrebbero benissimo occuparsi di migliorare socialmente questa Italia che, a 150 anni di età, è più marcia e meno splendida di quella che ci stanno vendendo in televisione.

Ma quando a parlare è Massimo D’Alema che, intervistato dal giornalista Zoro, alla Festa dell’unità di Ostia dice queste cose, mi cadono le braccia.

Fermo restando l’inciviltà delle posizioni omofobiche che vengono da una parte del mondo cattolico, adesso il programma di un governo di questo tipo deve essere quello di risanare il Paese e di rimetterlo in moto. Sono due piani diversi: c’è quello del governo e poi quello di una battaglia politica e culturale. Noi, su questo tipo di diritti, abbiamo una posizione limpida. Ma oggi i grandi temi del governo del paese sono quelli di riformare lo stato e rimettere in moto l’economia: temi che richiedono un’ampia coalizione. Se sui diritti degli omosessuali non si è d’accordo, si vota, ci si scontra”.

Il giornalista a quel punto chiosa sornione: “Pazienza se poi ai gay non vengono dati pari diritti”.

Ma D’Alema continua: “Sono favorevole al riconoscimento dei diritti delle unioni. Noi avevamo appoggiato un disegno di legge che riconosceva l’unione tra gli omosessuali, ma la distingueva dal matrimonio. Il matrimonio, come è previsto dalla costituzione, è l’unione tra persone di seso diverso, finalizzata alla procreazione. Questo dice la Costituzione. Del resto, le organizzazioni serie di gay non hanno mai chiesto di potersi sposare in chiesa. Hanno posto un problema diverso, ovvero che vengano riconosciuti i diritti delle persone che si uniscono. Penso che il sentimento degli italiani che ritengono che il matrimonio sia un sacramento vada rispettato. E’ possibile rispettarlo senza comprimere i diritti delle persone omosessuali, diritti che devono esser riconosciuti”.

Ancora un commento da parte del giornalista che dice “Quindi se gli omosessuali cattolici si vogliono sposare in chiesa, pazienza”, provocando l’imbarazzo di D’Alema.

E poi si aspettano che voti Pd?

Foto|Google

Lo zio Nico

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