Tuttouomini vs. AIDS – La storia di Freddie Mercury

Era di origini indiane, era molto simpatico e cantava da Dio. Poi il 24 novembre 1991, Farrokh Bulsara muore, stroncato dall’AIDS… Il mondo conosce ama Farrokh, ma non lo chiama mai col suo nome, lo chiama Freddie Mercury.

Tre ottave. Tanto era l’estensione (senza uso del falsetto) del frontman e leader dei Queen, la rock band inglese che ha sfornato canzoni come “Bohemian Rhapsody”, “We Are the Champions”, “Somebody to Love”, “Killer Queen”, “Don’t Stop Me Now” e “It’s a Hard Life”. L’AIDS gli ha portato via tutto attraverso una broncopolmonite.

Una malattia che aveva raccolto attorno al suo letto due persone: Mary Austin e Jim Hutton.

Mary Austin era stata l’amante di Freddie Mercury agli inizi degli Anni Settanta, ma poi era diventata la sua migliore amica quando lui le aveva confessato la sua passione per gli uomini. Non si arrabbiò, ma capì molte cose dell’uomo che aveva avuto accanto e lo amò anche per questo. Mary è sempre seduta vicino al suo letto, si occupa di lui, gli fa quasi da cameriera. Si ricordano i bei vecchi tempi, le feste, le discussioni, le sbornie che hanno passato assieme.

Jim Hutton è il giardiniere Earls Court, la casa di Mercury. E’ il suo giardiniere, ma anche il suo compagno. Freddie si innamora della dolcezza di Hutton, lo sbircia mentre cura il suo giardino e poi molto timidamente, gli offre il suo cuore. “Cura anche questo”, gli dice. Hutton accetta, è tenero con Freddie, lo ama, anche se non digerisce Mary. Ma per Freddie, è disposto a ingoiare questo e altro.

E’ dal 1987, che Mary e Jim sanno che Freddie è malato di AIDS. L’hanno saputo in primavera, insospettiti da quell’aspetto sempre asciutto, dalla sospensione improbbisa dei tour dei Queen e dalle confessioni di alcuni amanti che, nel passato, hanno condiviso con lui il letto e che, come avvoltoio, si sono nutriti della sua fama di riflesso. E’ con Jim e Mary che Freddie decide, il 22 novembre 1991, di redigere un comunicato ufficiale sulla sua malattia, di cui sarà portavoce il manager della rock band Jim Beach: «Desidero confermare che sono risultato positivo al virus dell’HIV, ho contratto l’AIDS. Ho ritenuto opportuno tenere riservata questa informazione fino a questo momento al fine di proteggere la privacy di quanti mi circondano. Tuttavia è arrivato il momento che i miei amici e i miei fan in tutto il mondo conoscano la verità. Spero che tutti si uniranno a me, ai dottori che mi seguono e a quelli del mondo intero nella lotta contro questa tremenda malattia».

Il comunicato viene reso noto il giorno seguente, ma è la notte del 24 novembre 1991 quella più terribile. Terribile per Freddie, terribile per Mary, terribile per Jim. L’amico dell’una e compagno dell’altro ha una broncopolmonite che lo sta lacerando. Il dottore è sempre accanto a loro, ma ha veramente poche speranze e li informa chiaramente di quello che pensa potrà accadere: Freddie morirà. Loro annuiscono, pensierosi e per la prima volta in tutta la loro vita, nonostante l’astio che scorreva fra Jim e Mary, si siedono ai bordi del letto e cercando di aiutare Freddie a morire dolcemente.

A poco più di 24 ore dal comunicato, Freddie lascia entrambi. Mary e Jim si danno un unico ed ultimo abbraccio fra le lacrime. Per loro non è morto il cantante dei Queen, l’amico di celebrità come Elton John, Michael Jackson e David Bowie… E’ morta una parte del loro cuore.

Peserà, nelle loro vite, quella lotta che non sono riusciti a vincere contro l’AIDS. Questo male oscuro che ha divorato anche loro.

Foto|Google

Lo zio Nico

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