Affari tuoi contro Striscia, la Rai condannata a pagare le spese processuali

In attesa che il presidente della Rai Anna Maria Tarantola raccolga tutte le informazioni su Affari Tuoi, sulla trasparenza del gioco dei pacchi è arrivata una sentenza della Corte d’Appello della prima sezione civile di Roma in cui si stabilisce che, «esclusa la natura diffamatoria delle trasmissioni informativo-satiriche di Striscia la notizia, la domanda risarcitoria per diffamazione, presentata dalla Rai per tale causale, deve essere totalmente rigettata nel merito» e condanna sempre la Rai al pagamento delle spese processuali.

L’origine del procedimento risale a qualche anno fa, all’autunno 2006, ma il nodo fondamentale è sempre lo stesso delle recentissime polemiche, cioè “la strana casualità” per cui i pacchi di più alto valore arrivano sino alla fine della trasmissione, in barba a ogni legge della probabilità. Scrive la Corte d’appello, riprendendo la pronuncia del Tribunale: «Sussisteva la verità dei fatti e quindi della notizia divulgata da Striscia la notizia (vedi il filmato della concorrente Pelafiocche, da cui risulta che detta gareggiante, prima di scegliere i pacchi, scrutava, ripetutamente e visibilmente, i numeri scritti sul palmo della mano; le mancate spiegazioni in conferenza stampa del direttore di RaiUno Del Noce sulle anomalie rilevate nella scelta dei pacchi; i dati statistici sui ritardati tempi di estrazione dei pacchi-premio più importanti elaborati dalle associazioni consumatori Codacons e Adusbef, accompagnati e confermati da un esperimento simulato di sorteggio). Per il Tribunale si era in presenza del legittimo esercizio del diritto di cronaca».

E la Corte d’Appello conferma, scrivendo che è «stato esercitato il diritto di critica, integrato e accompagnato da un’informazione legittimamente resa in maniera anche satirica perché le notizie vengono date e commentate con sarcasmo e con modalità del tutto pertinenti».
Stabilito che nulla può essere addebitato a Striscia, resterebbe da vedere cosa c’è da addebitare alla Rai, la quale, oltre ad utilizzare i soldi dei contribuenti per finanziare un programma che poco ha a che fare con il servizio pubblico, si impegna in campagne giudiziarie, con ulteriori esborsi di denaro.

Red

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