Videogiochi, come cambiano le percezioni della nostra mente

Ogni giorno siamo chiamati a destreggiarci tra una serie infinita di impegni familiari, appuntamenti di lavoro e circostanze di emergenza che mettono alla prova la nostra resistenza e la capacità di sopravvivenza.


A pensarci bene, in un certo senso, si tratta delle stesse situazioni nelle quali ci caliamo nel momento in cui accendiamo una console per videogiochi e assumiamo le sembianze di un altro personaggio. Non siamo noi, naturalmente, ma si tratta di una emanazione della nostra personalità: gli avatar sono creati a immagine e somiglianza di ciascuno, fin nel minimo dettaglio.

Nel gioco riusciamo a dominare momenti di panico e a superare blocchi, possiamo provare a scavalcare una situazione di impasse sperimentando strategie diverse che poi ci permettono di andare al livello successivo o consentono di ricevere un premio. Proprio come accade nella vita, quando sembra che le difficoltà siano sul punto di sovrastarci. La dimensione ludica nella quotidianità assume oggi una dimensione sempre più ampia ed è giusto non perderla, dal momento che potrà sempre rappresentare un ritaglio di spazio tutto nostro, perfetto per offrire un’iniezione di autostima e staccare dallo stress e dai momentanei insuccessi.

La tecnologia videoludica, applicata anche alle migliori piattaforme di gioco digitale, è sempre andata di pari passo con lo sviluppo di grafiche e tecniche all’avanguardia, pensate per indagare mondi ‘altri’. Il gioco si trasforma così in una storia a sé, da vivere attraverso gli occhi del proprio avatar: un’esperienza che lascia il segno anche una volta spenta la console. La psiche, tra emozioni e pensieri, ne uscirà diversa e in qualche modo fortificata.

Un’esperienza che mette alla prova la propria identità

I videogiochi consentono di andare alla scoperta di se stessi, ponendo l’accento sui tratti logici, avventurosi e ingegnosi di ciascuno e allo stesso tempo smussando angoli di timidezza, in un dialogo continuo con una trama che ha l’aspetto di un piccolo film personalizzato.

Resta inteso che, come per ogni cosa, gli eccessi restano sempre da evitare. La dimensione ludica deve in ogni caso rimanere un passo indietro, con l’obiettivo dichiarato di rappresentare un piccolo grande baluardo di evasione gentile. Da un punto di vista prettamente psicologico è possibile affermare che attraverso il ricorso ai videogiochi si può anche promuovere la propria identità. Il viaggio all’interno di questo mondo impossibile ci porta a riflettere ‘senza freni’ e a prendere decisioni che servono a salvare il personaggio, che poi ci rappresenta.

Una dimensione identitaria, insomma, che lega il giocatore al proprio avatar a livello mentale. Fin da piccoli si sviluppa il senso del gioco e in particolare ci si mette alla prova nell’interpretazione di ruoli diversi, in situazioni sui generis e calandosi in panni diversi dai propri. Si tratta di un esercizio di indipendenza, che fa dell’esperimento la sua principale ragion d’essere. Si va in cerca della propria identità, di caratteri affini e di altri che sono da scoprire e perfetti per rappresentarci. L’immedesimazione è strettamente connessa al campo della psicologia e a quello dei videogiochi: è nel gioco, specie in quelli che si snodano in terza persona, che si mettono a rigoglioso fragilità e punti di forza che è giusto conoscere.

Change privacy settings