Gay in fuga dall’ “Arcobaleno”.Da Nord a Sud la delusione dell’arcipelago Gbltq

«E perché mai avrei dovuto votare un partito che non è stato capace di portare mezzo risultato a casa e che ha sempre scelto e messo in primo piano la stabilità di un governo che ha sistematicamente ignorato i diritti delle persone omosessuali?».

Il più duro è Marco, 37 anni, architetto, gay e compagno di Luca. Marco è uno dei tanti che il 13 e 14 aprile scorso ha scelto di non votare Sinistra arcobaleno. «Sì, non ho votato la sinistra, finora avevo sempre votato Rifondazione ma stavolta ho scelto di punirli per fargli capire che la loro presenza ha un senso ed un significato preciso: difendere i diritti dei più deboli. E non c’è dubbio che noi gay in questo momento siamo tra i più deboli».

Un problema di leadership? «Nessun problema di persone, nessun problema di leadership. Io ho sempre creduto in Bertinotti, nella sua buona fede e nella sua passione. Ma stavolta la buona fede e la passione non bastano più. Avevamo anche un ministro in quel governo, che ci stava a fare?».

Un’idea che riprende bene e rilancia anche Cristina Gramolini di Arcilesbica: «Neanch’io ho votato Sinistra, e anch’io ho deciso di non votarla dopo anni di “fedeltà”». I motivi? «Prima di tutto la grande disillusione per l’atteggiamento e la presenza di Rifondazione nel governo Prodi».

«Una grande delusione politica soprattutto alla luce della modalità della crisi – spiega Paolo da Milano -. Possibile che abbiamo dovuto aspettare i problemi personali di Mastella per far crollare quel governicchio? Possibile che Rifondazione non abbia deciso di uscire impuntandosi, per esempio, sui Dico? Non ne valeva forse la pena? Di certo, se l’avesse fatto, sarebbe stata un’uscita di scena più dignitosa per tutti. Anche per Prodi».

Gay in fuga dall’ “Arcobaleno”.
Insomma, un coro di proteste, quasi di risentimento quello che viene dal mondo omosessuale. Un esercito di voti negati proprio per punire il partito che più di ogni altro aveva dato loro tante speranze, tante illusioni. Ma insieme a tanta rabbia si affaccia anche la preoccupazione: «Certo – ammette ancora Cristina Gramolini – ora sono molto preoccupata dell’assenza di Rifondazione in Parlamento, ma se raggiungere il quorum significava proseguire su quella strada, allora è stato meglio non raggiungerlo». «Ricordate la mobilitazione del 20 ottobre? Ecco, noi di Arcilesbica abbiamo deciso di non aderire perché quella convocazione verbale senza alcuna prospettiva pratica non ci convinceva. Si è trattato di un appello solo verbale, verbale come la presenza di Rifondazione al governo».

Un modo in subbuglio quello omosessuale. Un mondo articolato e complesso. Dentro si trova di tutto. E’ uno specchio ristretto della società italiana che ha distribuito i proprio voti un po’ ovunque. Sempre Paolo, militante dell’Arcigay di Milano – riporta la scelta di molti gay e lesbiche di votare addirittura per la Lega. «Certo, la Lega. Conosco molte persone che hanno votato per Bossi». Nonostante i messaggi così machisti e intolleranti? «Molti pensano che siano solo sparate, trovate di marketing politico per raggiungere la pancia delle persone».

«Il fatto che molti elettori di Rifondazione pensino che la sinistra si occupi solo dei diritti dei gay, dei “froci”, trascurando il lavoro o la lotta di classe, fa il paio con la convinzione di molti omosessuali del nord che pensano che la sinistra abbia trascurato sia i diritti dei lavoratori che quelli dei gay». Risultato? «Risultato, quelle persone votano a destra, votano Lega, tanto è uguale». Uguale? «Mi correggo, non è uguale, dal loro punto di vista è meglio votare Lega». Meglio? «A sinistra mi promettono pochi diritti e tante tasse; a destra nessun diritto ma di certo meno tasse. Pensate che i gay non si preoccupino delle tasse? Non pensano a come arrivare alla fine del mese? Non sentono il problema della sicurezza? Non viviamo mica in un mondo a parte, non siamo mica una categoria diversa dalla altre. Forse a qualcuno sarà sfuggito, ma anche le coppie gay e lesbiche vivono il problema di arrivare alla fine del mese. E in tutto questo la sinistra non è riuscita a passare come forza di difesa né dei lavoratori né dei gay». «Quindi, almeno qui a Nord – continua impietoso Paolo – molti di noi hanno scelto Lega e Pdl. Chiaro no?».

Questo per quanto riguarda il Nord. E il Sud? Anche lì la musica non cambia. Giuseppe dell’Associazione Ponti Sospesi, un gruppo di gay credenti che si batte quotidianamente per il diritto ad “esistere” – parla esplicitamente di «rassegnazione». «Molti di noi – ammette – hanno votato Pd decidendo di mettere da parte ogni illusione e ogni aspettativa sul riconoscimento dei diritti. Molti di noi, io compreso, hanno creduto al progetto del Pd, alla possibilità di voltare pagina e di fermare Berlusconi». E la Binetti, e i teodem? «Certo, eravamo assolutamente coscienti del fatto che molte realtà presenti nel Pd non avrebbero mai permesso un avanzamento in termini di diritti, ma per molti di noi, evidentemente, valeva la pena rinunciare a qualcosa». «C’è da dire però che alcuni del nostro gruppo hanno votato a Sinistra. Non tutti hanno messo da parte la battaglia per i diritti e obiettivamente hanno individuato nella Sinistra l’unica realtà politica in grado di rivendicarli. Una scelta politica che è passata proprio attraverso il riconoscimento di questo ruolo».

Anche astenuti però. «Sì, anche tante astensioni. In generale, almeno per quel che riguarda Ponti Sospesi, posso dire che c’è una parte che considera fondamentale e prioritaria la questione dei diritti, e vota di conseguenza, e un parte che la mette nel calderone delle proprie priorità e richieste politiche».

E sull’assenza della Sinistra in Parlamento? «Spero che sia più presente nella società e nella vita quotidiana dei cittadini. In fondo è questo il significato più vero e profondo della politica no?».

Via| Gaynews

Red

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