“Il grande sogno” a Venezia 66, con Riccardo Scamarcio e Luca Argentero

Michele Placido è un attore e regista saggio ed anziano. Farebbe piacere un po’ a tutti restare per delle ore ad ascoltare come la vita è cambiata, come sono variate le pretese e le speranze, i rapporti e l’idea dell’amore.


Saggio ed anziano in questo caso per me non va utilizzato con la stessa accezione stereotipata che si usa, giusto per esempio, per il Capo della Chiesa o per il “vecchio del villaggio” che durante la sua vita non ha fatto altro che lavorare la terra ed ingravidare la moglie per quattro o cinque volte.

Nonostante tutto il rispetto umano che si possa avere per queste figure, Placido nel film “Il grande sogno” si erge ad “il nonno dalla vita vissuta”, che seduto su di una vecchia sedia con la copertina di lana sulle gambe ci guarda piangendo e ridendo, raccontandoci di quando la vita e le sensazioni non passavano dall’etere.

Placido, come il protagonista del film era un giovane ragazzo che sognava di fare l’attore. Arriva quindi a Roma per poter entrare nella famigerata accademia di arte drammatica e si ritrova immerso nel bel mezzo del conflitto più ideologico della nostra storia. Iniziava a sorgere in Italia in quegli anni il concetto di pari opportunità, di equità legale e sociale.  Il Placido cinematografico del 2009 è Riccardo Scamarcio che col regista condivide parallele coincidenze artistiche. Il trio dei “dreamers” del ’68 si completa con la figura dell’intellettuale d’azione interpretato da Luca Argentero e dall’aristocratica filo-cristiana Jasmine Trinca.

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I tre giovani, vivendo nell’era in cui si conosceva ancora la speranza, lottano col corpo e con la mente, immergendosi nell’orgia ideologica più popolare, finalmente nel senso basso del termine, che si ricordi. Operai e studenti uniti per gli interessi propri ed altrui che non fermavano le polemiche e i diritti sui social networks.

”Il grande sogno è un film moderno, contemporaneo capace di parlare ai giovani di oggi”, ha detto il produttore Pietro Valsecchi della Taodue. “Non è un’operazione nostalgia sul Sessantotto ma una storia avvincente e dinamica,  un insieme di ombre e luci”. Il film è stato girato tra il Salento e Roma e la California (il film inizia e finisce a Los Angeles). Nel film anche Ottavia Piccolo (nel ruolo di Laura in età adulta) e Massimo Popolizio (il padre della ragazza).
Antonio P.

Red

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