Vuoi ballare con me?… Ma anche no!

Volendo approcciarmi alla cosa con spontaneità, potrei definirla una versione omoappeal di “Ballando con le stelle” svoltasi durante un rave della terza età.


Il programma di Lorella Cuccarini su Sky Uno, “Vuoi ballare con me ?” lascia un po’ perplessi coloro che hanno stipulato il contratto con Sky, i quali si iniziano a chiedere “perché l’ho fatto?”.

La presentazione eccentrica della Cuccarini che urla come un’ossessa, Gianna Tani e il resto della giuria che per fingere la “dance obsession” ancheggia a destra e a sinistra, mettendo a dura prova i femori arrugginiti, riecheggia una sorta di coca-party per pensionati.

La direzione artistica è di Luca Tommassini che ha deciso di salvaguardare il portafoglio piuttosto che la credibilità artistica. Oramai in tv fa troppo e male. Il palco da lui ideato, in particolare, è un totale rifacimento alle esibizioni di Madonna ed in specifico ad “Hung Up”.

Mirror balls a barili dovunque, sopra, sotto e negli schermi e giusto per indugiare nelle citazioni, all’inizio del programma, Lorella viene proclamata “dancing queen”. La sigla vede la bionda presentatrice prendere forma da una palla da discoteca, per poi venire irradiata di laser colorati, idea già ampiamente collaudata  dallo stesso Tommassini nel video di Giorgia “Spirito Libero”.

Una volta esauriti tutti i clichè che si sono voluti imporre al programma, la Cuccarini torna mamma, i giudici diventano attenti osservatori e vengono così preservati centinaia di contratti Sky. Non mancano i casi umani, che si sa, tra madri e padri e figli ballerini non mancano mai. C’è il cinese immigrato in Italia, il “triste” perché ignorato dalla madre, quella che ha affermato che la mamma “è il sole e il papà la luna”, quella col padre che non sa nemmeno di avercela una figlia. Insomma, una trasmissione ricca di gente eccentrica e perseguitata. A prescindere dal contesto e da delle forzature tipiche degli show americani che trapiantate in Italia sono ridicole, il programma alla fine è rilassante, niente litigate e/o obiezioni presuntuose. Nel ballo, come nell’arte in genere, non esiste democrazia ma solo assolutismi da parte di chi giudica ma soprattutto da chi si mostra per quel che è.
Antonio P.

Red

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