Christmas’s Ávido – Capitolo V: Esteban Ávido piange un’unica lacrima

Quando la stanza smise di girare, Ávido si ritrovò coi piedi su un marciapiede innevato, davanti a un edificio.

«Conosci questo posto, darling?», gli chiese lo spirito.
«Certo… Io ho vissuto qui! È la casa dello studente!»
Entrarono e si incamminarono verso una grande stanza vuota, dove una buffa ragazza dai capelli tinti di turchese, vestita con una centrifuga degli ultimi fashion trend delle ultime tre generazioni, interrogava inebetita il nulla senza muoversi di un solo millimetro.
«Porca vacca!» esclamò Ávido con un po’ di emozione nella voce. «È la bella Clio! Porca di quella vacca! È viva… è viva di nuovo! Come è possibile?».
Clio si mosse, trasse da un corsetto ottocentesco che indossava un orologio da taschino d’argento e quando vide che segnavano le otto, si stropicciò le mani fasciate di pizzo nero e gridò con voce amichevole:
«Ragaaaazzi! Ho trovato il posto perfetto per fare il party universitario natalizio più cool di tutta Milano! La vigilia di Natale va festeggiata! Estebaaaaan! Antonio! Laura! Maria! Marzio! Muovete il culo, ragazzi! C’è da preparare tutto! Avantiii!» poi fra sé e sé aggiunse: «Bisogna anche chiamare tutti gli altri… Uh che gran festa!».

All’appello arrivarono un giovane Esteban, accompagnato da due bionde dall’aria eccentrica e da due ragazzi vestiti con un look punk alla David Bowie che si fermarono sull’uscio della porta, giusto in tempo per sentirsi dire da Clio: «E adesso, facciamo un po’ di spazio. Esteban, avanti, tu porta la benzina, è tutto dentro una cassa di cartone: birre, vino, Martini e altre cose analcoliche… Marzio dolce, tu porta i tavoli. Antonio, lo stereo. Ragazze, gli addobbi e il cibo!»
In quattro e quattr’otto, lo stanzone vuoto si trasformò in uno scintillante salone dove una quarantina di studenti dell’Accademia di Moda ballano al suono di Run to me di Tracy Spencer e di altre canzoni accuratamente scelte da una ragazza dall’aria talmente dark da poter essere scambiata per Morticia Addams.

«Si direbbe un party coi fiocchi, teeesoro», sorrise lo Spirito dei Natali Passati, ancheggiando leggermente al suon di musica.
«Lo era», rispose Ávido con un mezzo vero sorriso che gli spuntava dalle labbra «E bisogna dire che la bella Clio sapeva come organizzare un party…»
A quel punto, entrò il fidanzato di Clio, un ragazzo tutto sorridente con dei vestiti ancora più singolari di quelli della sua fidanzata – perché Dio li fa e poi li accoppia – e con delle lunghe basette che gli arrivavano sino al mento. Era accompagnato da altri due ragazzi, graziosi, molto giovani e raggianti e aveva portato un carrello della spesa pieno di cibo già cotto che tutti assalirono. La Morticia dj attaccò a suonare e, dopo aver brindato tutti quanti e svuotato i bicchieri di plastica dell’alcol che contenevano, tornarono tutti a ballare.
Qualcuno si muoveva appena, qualche altra coppia male assortita si esibiva in giravolte o passi incrociati, ma tutti erano ansanti e felici.

Il gelido Ávido, nel sentire la musica, non riusciva a trattenersi e accennò a sbattere la sua mano contro la coscia a ritmo della melodia.
«Che cosa ti succede?», lo prese in giro lo Spirito dandogli un colpo d’anca alla sua anca e facendogli perdere un po’ l’equilibrio.
«Beh… Che cosa c’è?» rispose acido «Non sai riconoscere un estimatore di musica?».
Lo spirito sorrise allegramente, poi si perse nell’osservare un giovane Ávido vestito come Boy George nel video Karma Camaleont che si dimenava in pista: «Adoro! Ballavi davvero bene, teeesoro», disse.
Il freddo Ávido sospirò, guardando se stesso ventenne che volteggiava per la sala stringendo fra le braccia uno dei due ragazzi che erano entrati con il fidanzato di Clio che ora baciava in un angolo della pista la sua bella ragazza.

Poi la Morticia Dj mise su Boys Boys Boys di Sabrina Salerno e allora anche Clio e il suo fidanzato si unirono al gruppo. Tutti erano raggianti di felicità, neanche tutta la cocaina del mondo avrebbe potuto renderli più euforici. Quello era forse stato uno dei Natali più allegri di tutta la sua vita.
Quando tutti avevano ormai il fiato corto, Clio offrì del vino a Morticia che rovinò l’allure dark che aveva intorno con uno splendido sorriso bianco, poi fece cenno a tutti i ragazzi di raccogliersi attorno ai tavoli. Il fidanzato di Clio tagliò un’enorme torta Sacher e ne servì una fetta a ciascuno.
«Mangiate tutto!» ordinò la bella Clio spostandosi una ciocca di capelli turchini che le erano calati sula fronte «Fanculo alle diete stanotte! E dopo, ragazzi, ci scambieremo gli auguri e brinderemo ancora… al Natale… e a noi!»

Lo spirito notò il sorriso malinconico che increspava le magnifiche labbra del gelido Ávido.
«Vedi teeesoro mio, per rendere la gente piena di gratitudine ci vuole davvero poco…», disse.
«Hai ragione…», rispose Ávido a denti stretti.
«Avrà speso trenta, quaranta mila lire per questa festicciola, eppure tutti la ringrazieranno di cuore».
Si era fatto giorno e la gente cominciava a salutare gli altri invitati, qualcuno avrebbe passato la notte con uno sconosciuto, altri con chi amavano o avrebbero amato per tutta la vita, mentre altri si allontanavano felici con qualche amico, ma tutti stringevano la mano della bella Clio e, dandole dei grandi baci sulle guance paffutelle e truccate di rosa shocking, le auguravano ogni bene.

«Secondo te, che cosa avrà fatto per meritare tutto ciò, darling?», continuò lo spirito.
Il gelido Ávido sospirò: «Lo so, ho capito cosa vuoi dire, stupido di un travestito spettrale»
«Daaaavero?»
«Sì. Non è stato merito del denaro che ha speso per i rinfreschi e per il bere…»
«E allora… cosa è stato?»
«Clio aveva la capacità e la possibilità di renderci felici o infelici. Eravamo tutti raccolti nell’Accademia, alcuni di noi, erano proprio impossibilitati nel tornare a casa… Saremo rimasti senza Natale… Lei scelse di renderci felici e ci regalò una festa. Che cosa importa ciò che questo può costare?»
Non appena ebbe pronunciato queste parole, il tremendo Ávido impallidì e tacque, come se avesse appena detto quello che la sua mente pensava a voce alta.
«Che cosa ti succede, ora, darling?», gli chiese lo spirito glitterato dei Natali passati, arricciando le labbra piene di rossetto verde.
D’improvviso si era ricordato del modo in cui, il giorno prima, aveva trattato il suo assistente, costringendolo a lavorare fino a tardi anche il giorno della vigilia e facendogli scontare ogni singolo secondo della giornata di libertà che gli venne concessa per Natale.
«Questi sono ben strani pensieri per Esteban Ávido, cuore di ghiaccio e bello come il sole», sorrise lo spirito con gli occhi lucidi «Oh come è tardi! Devo sbrigarmi, darling, perché non mi resta più molto tempo!».
«Non hai ancora finito con me?», protestò alzando gli occhi al cielo l’ambizioso stilista. «Non posso tornare a riposare nel mio letto? È molto tardi e se non dormo più di otto ore la mia pelle…»
«Taci, Esteban. No! Mi spiace, per te e per la tua pelle! Io non ho ancora finito il mio dovere. E voglio farti vedere un ultimo Natale… Oz!».

I due si ritrovarono nel soggiorno ben arredato di un appartamento dove, seduto sul bracciolo di un divano nuovissimo in pelle c’era un ragazzo dall’aria pulita, ma con gli occhi inumiditi dalle lacrime che scendevano sul suo viso imbronciato, poco lontano, immobile c’era un altro giovanotto, sempre Ávido.
«Qui eri… un po’ più giovane!», disse lo spirito «Avevi… quanto? Venticinque anni?»
«Ne avevo 35».
«Ah sì, darling? Santo L’Oreal Paris! Ne dimostri dieci di meno!!! Certe creme… e certi chirurghi… fanno proprio la differenza. Eri con un ragazzo francese di nome Frederich, ricordi
«Occhi d’oro, così l’avevo chiamato. Come il nome che Sebastiano diede all’Infanta Imperatrice nel libro La storia infinita. E aveva straordinari occhi d’oro davvero», mormorò il gelido Ávido, tormentandosi con gli incisivi il labbro inferiore.
«Perché piange? Che gli avevi detto, teeesoro?», chiese lo Spirito triste.
«Io… io volevo solo farmi strada nel mondo… Ma… ma dobbiamo per forza assistere a tutto ciò?»

Lo spirito annuì solennemente e lo stilista Ávido udì Occhi d’Oro mormorare: «Una volta mi hai detto che mi amavi e…»
«Occhi d’Oro ti amo tuttora», rispose il giovane Ávido, ma senza emozione nella voce.
«Non mentirmi! Non farlo… Tu ami soltanto il tuo lavoro… Il lusso, il denaro. Il tuo unico desiderio è avere. Non hai più sogni in cui ci sia io. Prima era diverso, prima… quando eravamo giovani e poveri, eravamo più felici… Poi abbiamo deciso di migliorare la nostra vita ed i nostri conti in banca… Ma durante il cammino il mio amore è morto… L’uomo che volevo e che conoscevo è scomparso».
«Occhi d’oro, il mio amore… i miei sentimenti sono gli stessi di allora» rispose Ávido sgranando gli occhi, ma a disagio.

L’altro Ávido, invece, si sentì gli occhi bruciare e chinò la testa, lasciando che un’unica lacrima uscisse dal tuo occhio destro.
«Non ti azzardare ad abbassare lo sguardo», intimò per la prima volta minaccioso lo spettro della drag.
«Lo amavo… Lo amavo molto», mormorò il crudele Ávido, sconvolto da quell’emozione che gli faceva stringere i pugni.

«Adesso, nel tuo cuore, c’è posto solo per le cose inanimate… Lavori sodo solo per ricevere in cambio volgare denaro, ma non sei capace di costruire attorno a te affetti che non abbiano i minuti cronometrati», continuò Occhi d’Oro.
«Frederich, sei così sicuro di quello che dici?» ribatté il giovane Ávido.
«Quanto è vero che il mio nome tornerà a essere Frederich… e non mi sentirò mai più chiamare Occhi d’Oro».
«Non lasciarmi, ti prego» supplicò Ávido scattando in avanti.
«Mi dispiace», disse il ragazzo alzandosi in piedi e raggiungendo l’ingresso dell’appartamento, portandosi dietro una valigia che stava per terra «Cerca di essere felice nella vita che hai voluto».

Il ragazzo uscì dall’appartamento, trattenendo a stento altre lacrime. Il giovane Ávido restò solo, incapace di reagire, con il capo basso, esattamente nella stessa posizione che l’altro Ávido aveva mantenuto e che ora si portava le mani alla testa, come la tizia con “la testa come un pallone” della pubblicità Moment per: «La tua è una sottile tortura» protestò «Dove sono le mie catene, spirito? Preferirei giocare a strip poker con Satana e tutti i suoi demoni mentre mi danno fuoco con barilate di petrolio, piuttosto che assistere di nuovo a tutto questo».

Lo zio Nico
Antonio P.

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