Christmas’s Ávido – Capitolo XI: Esteban Ávido diventa Lady Diana

Il mattino successivo, avviandosi verso il suo ufficio, incontrò il piccolo bambino che il giorno della vigilia aveva quasi fatto investire.

Non appena lo vide, il bambino si attaccò al muro del primo edificio che aveva alle spalle. E quando Ávido chiese all’autista di parcheggiare e scese dalla Lancia Delta per andare a scusarsi, il bambino fu sul punto di avere una sincope.
Non appena entrato nel suo ufficio, accese tutte le pompe di calore dell’edificio, temperatura tropici. Poi si sedette sulla scrivania e riprese lavorare. Poco dopo, entrò l’assistente con un’espressione più dimessa e intimorita del solito, perché sapeva di essere in ritardo. Senza fare rumore, andò a sedersi alla scrivania.

«Buongiorno, Assistente-ahimè-inutile!» disse Ávido con il tono burbero di sempre.
«Buongiorno, Maestro»
«Sarebbe meglio dire buon pomeriggio»
«Mi dispiace, Maestro, lo so, ma…»
«Vieni qui, per favore»
L’assistente si alzò ed entro a testa bassa nell’ufficio del suo datore di lavoro.
«È solo una volta all’anno, Maestro» tentò di scusarsi «non capiterà più statene certo. Ieri abbiamo fatto festa… e sono dovuto andare in banca prima di venire qui»
«Ah davvero! E perché?»
«Qualcuno ci ha mandato un’enorme somma di denaro. Certamente si è trattato di uno sbaglio, anche se la Banca che ha effettuato questo trasferimento ha detto che è tutto legale, ma non ci ha voluto dire da quale conto bancario provenissero»
«Forse qualcuno ha notato che non puoi permetterti molto, visto che rubi dai magazzini i nostri abiti»
«Oh… io Maestro… io…»
«E dimmi, assistente, la tua famiglia ha apprezzato quella somma di denaro?»
Sul volto di Roberto passò una luce che testimoniò ad Ávido la felicità che aveva donato loro nel giorno di Natale.
«Mio fratello minore…» sussurrò «Li impiegheremo gran parte per… aiutarlo. È molto malato…»
Ávido tacque, pensieroso, e Roberto interpretò quel contegno come un rimprovero, indietreggiò di qualche passo, pronto per tornare a lavoro, ma lo stilista lo fermò: «Roberto… se non ti puoi permettere tutti i mesi quei soldi, credo che sia necessario fare qualcosa per rimediare alla situazione»
L’assistente lo fissò allibito, senza capire che cosa intendesse.
«Che ne diresti se ti aumentassi lo stipendio?» continuò Ávido.
«Come?»
«Dico sul serio, Roberto…E, un’altra cosa… Buon Natale! Anche se con un po’ di ritardo… Coraggio, adesso accendi anche tu la tua pompa di calore. Non ha senso patire il freddo di Milano».

Ávido fece molto di più che aumentare lo stipendio a Roberto, tanto che il più piccolo dei suoi fratelli finì per considerarlo un fratello aggiunto. Ávido si mise a sua disposizione per le cure e volle essere a conoscenza, giorno per giorno, della sua salute. Diventò più che un ottimo stilista, una sorta di Lady Diana delle passerelle, molto più interessato ad associazioni benefiche che agli incassi della sua maison che tornò a essere Ávido y Ferrigno. Non ebbe più nessun rapporto con gli spiriti, che tanto avevano contribuito a quel suo cambiamento, ma non dimenticò mai di rivolgere un piccolo pensiero a Luciano Ferrigno, portandogli dei fiori sulla sua tomba. Visse ancora molti anni e si ritirò dalle scene quasi a settant’anni, lasciando tutto nelle mani di Roberto. Non gli accadde più di passare quel giorno lieto e solenne da solo e capì che avere così tanti soldi da poter placcare d’oro anche i reni, non rende felici quanto l’amore del nostro prossimo.

Lo zio Nico
Antonio P.

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