L’omofobia in tv: abbasso Meluzzi e la Santanché

Lo psichiatra Alessandro Meluzzi e l’onorevole Daniela Santanché durante “Pomeriggio Cinque” discutono sull’allarme omofobia. Peccato che poi giustifichino i comportamenti omofobi con logiche mediocri, stereotipate e pregiudizievoli.

Proprio una prima bellissima puntata (non c’è che dire) quella che Barbara d’Urso ha condotto per “Pomeriggio Cinque”. La presentatrice e attrice, infatti, ha introdotto in studio quello che è un argomento che ci sta interessando parecchio in questi giorni: l’ALLARME OMOFOBIA. Ospiti in studio, oltre a Vladimir Luxuria, anche lo psichiatra da salotto televisivo Alessandro Meluzzi e l’onorevole Daniela Santanché (sì, quella dell’Italia più glamour).

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Vi invitiamo seriamente a cercare i video della puntata su YouTube: banalità, sconforto e altre scempiaggini hanno riempito il contenitori di intrattenimento-informazione. E da chi potevano venire certe “sberle di saccenza” (l’esatto contrario delle “perle di saggezza”)? Ma ovviamente prima da Meluzzi che, in barba agli episodi gravosi che si stanno verificano (accoltellamenti al Gay Village, bombe carta sulla Gay Street, aggressioni varie ed eventuali), si lancia in un ragionamento osceno che ribalta la nostra situazione: «Ma perché un paese tradizionalmente libero e tollerante come l’Italia manifesta cose così barbariche e incomprensibili? È su questo punto che bisogna interrogarsi! E non ha tutte le colpe la Santanché quando dice che qualche colpa il mondo omosessuale ce l’ha!». Ah beh certo, se camminiamo tranquillamente per una strada e veniamo accoltellati, secondo questo esimio dottore, la colpa è nostra. Se stiamo in un bar a bere qualcosa con gli amici e ci lanciano bombe carta dentro, la colpa è ovviamente nostra. Se stiamo in un parcheggio amoreggiando in un’auto (come fanno tutti i terrestri del mondo civilizzato, del resto!!!) per i cavoli nostri, è ovvio che se ci aggrediscono la colpa è nostra. Complimenti! Complimenti veramente, dottor Meluzzi.

Non contento continua nel suo monologo, affermando che noi gli diamo “fastidio”. Sì, proprio così. Il Merluzzo… ehm… Meluzzi (errore di battitura) dice che la nostra libertà di scambiarci effusioni, magari anche in pubblico, è pari comunque allo stesso ribrezzo che gli provoca la vista di due anziani che si baciano al parco (a me darebbero solo tenerezza, tanto per mettere i puntini sulle I e non certo ribrezzo). Qualcuno avverta lo psichiatra da salotto catodico che non siamo più ai tempi di Catone il Censore, anche se i momenti storici si assomigliano parecchio.

Ci si mette anche la donna più glamour del Parlamento che invita ai gay di non partecipare più ai Gay Pride (invito che non abbiamo raccolto manco a pagamento, si capisce) per non diventare a nostra volta strumenti di altri che non mirano alla libertà sessuale individuale. Chi siano questi altri e che altri scopi abbiano durante i Gay Pride non lo spiega, forse perché neanche lei sa chi siano… forse perché neanche lei sa cosa sta dicendo e pur di riempire quei 6 minuti scarsi di trasmissione con la sua presenza parlata sarebbe pronta anche a vendere le pentole della Mondial Casa accanto a una molto più rispettabilissima Patrizia Rossetti.

Come scrivono i colleghi di Queerblog, ai quale ci allineiamo nell’indignazione: «Quando si parla di discorsi un pochino più impegnativi, vabbé che siamo in un programma leggero, vabbé che è intrattenimento, vabbé che è “Pomeriggio Cinque” ma non sempre “ci si dovrebbe chiedere perchè improvvisamente c’è questo odio improvviso verso i gay. Forse un po’ di colpa ce l’hanno!“. E la colpa, caro Meluzzi, che prima associa e poi non spiega, qual’è? L’essere provocatori? L’essere esibizionisti? Il mancare di rispetto? Si chiama dignità, caro professore, di esistere, di poter baciarsi in pubblico senza scandalizzare nessuno, di poter decidere di sfilare o meno, di poter chiedere diritti e non dover essere costretti a baciarsi in privato per non scandalizzare qualcuno».

Tutt’altra linea, invece quella tenuta su RAI 3, che sullo stesso argomento, con qualche excursus sul nuovo concetto di famiglia, sulle coppie di fatto e sul rapporto fra Chiesa e diversità, propone ai telespettatori, tramite “Cominciamo bene estate” con Michele Mirabella, un vero dibattito fra Martina Castellana del PdL e Vladimir Luxuria, Rocco Buttiglione, Paola Concia, Annamaria Bernardini de Pace, Aurelio Mancuso e Laura Ravetto. Il risultato è una puntata matura, aperta e all’avanguardia, così come doveva essere, che mette in luce temi delicatissimi come l’accettazione della “cultura dell’altro o del diverso”. Questa è tv, l’altra è solo spazzatura che si tiene al centro del salotto buono.

Foto: Google

Lo zio Nico

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